Le coincidenze costellano la nostra giornata, ci stupiscono, talvolta sconvolgono i nostri piani o ci cambiano la vita. Ma spesso, ci ostiniamo a ignorarle.
Qualche giorno fa, bombardato da input mediatici, riflettevo sull’uso (e abuso) della parola “outdoor”. Sull’evoluzione di un mercato che sempre più coniuga moda, lifestyle e aspetti tecnici. Sulla crescita di festival ed eventi cittadini dedicati a discipline sportive che hanno come terreno di azione la natura.
Sul fatto che oramai, queste attività, siano diventate risorsa economica non marginale per territori che hanno un patrimonio da valorizzare e proporre. Spesso in un ambiente non strutturato per accogliere grandi numeri e che bisogna impostare in modo essenziale, tenendo conto della sua fragilità.
Oramai il “vivere diverso”, il ”muoversi all’aria aperta” è diventata una necessità che coinvolge grandi strati di popolazione, di ogni livello sociale. Pensate solo al settore automotive, oramai costellato di sigle come all space, active tourer o cross country.
Si sta venendo a creare sempre più una situazione estremamente funzionale e predisposta. Senza più quel fascino di mistero. Senza il semplice imprevisto. Voi ora direte: e cosa c’entra la coincidenza? E’ proprio con questi pensieri in testa, seduto sulla carrozza di un treno, che mi sono imbattuto in una conversazione tra Walter Bonatti e l’alpinista/scrittrice Silvia Metzeltin.
Sono parole di oltre 30 anni fa, che potete trovare alla fine di questo numero. Prendete quel testo, e provate a sostituire la parola “avventura” con “outdoor”. Io non credo nelle coincidenze prive di significato. Ritengo che si tratti di messaggi, indicazioni legate agli aspetti della nostra quotidianità che meritano un’occhiata più attenta.